In tutta Europa, ha spiegato il senatore, le città vengono viste come fattori di crescita, sul piano dell’economia e della conoscenza, e come luoghi di problematiche ambientali e sociali da affrontare. “In tutta Europa i governi attuano politiche urbane”: solo l’Italia registra un notevole ritardo. Nonostante esista una legge che ne prevede l’istituzione, ha ricordato Vitali, ancora non c’è traccia delle città metropolitane. Per diventare tali Roma, Bologna, Firenze, Milano, Napoli e Torino – ai primi posti in Europa per caratteristiche “metropolitane” – hanno tutte la credenziali. E tra esse Bologna registra, più di ogni altra provincia italiana, diversi livelli di eccellenza, ed è al terzo posto (dopo Milano e Torino) per quanto riguarda un parametro di particolare rilevanza per valutare l’apertura di un territorio al futuro (parametro che esteso all’intero Paese vede però l’Italia fanalino di coda): l’indice di “creatività”.
Perciò i candidati bolognesi hanno deciso di definire dieci azioni di governo che si impegnano a tradurre, se eletti, in proposte di legge. Innanzitutto, una semplificazione istituzionale, con la sostituzione delle province con le città metropolitane e l’attuazione del federalismo fiscale. Quindi – per venire incontro a tre esigenze oggi molto sentite – una politica integrata della sicurezza, che contrasti il disagio sociale e progetti una riqualificazione urbana, un ambientalismo “del fare”, che coniughi tutela dell’ambiente e realizzazione delle infrastrutture necessarie per la crescita del nostro territorio (dal Sistema Ferroviario Metropolitano al Passante autostradale Nord al metrò) e la piena realizzazione della Banda Larga.
Seguono questioni quali il lavoro – nonostante i dati sull’occupazione a Bologna siano confortanti bisogna affrontare tre punti critici: precarietà, sicurezza, rispetto delle regole (in particolare sul versante previdenziale) – la casa – con l’obiettivo di aumentare il numero delle case in affitto, utilizzando lo strumento della “casa sociale” e integrando intervento pubblico e privato – e il diritto di cittadinanza, con la necessità di passare dall’assistenza sociale alla “cittadinanza sociale”.
Si parla di un futuro fatto di formazione e conoscenza, che non può prescindere dalla realizzazione di un grande polo universitario e della ricerca, con un suo “campus”, capace di attrarre studenti e ricercatori. Infine, ci sono i temi della cultura, sulla quale investire (magari con la creazione di un grande distretto artistico-culturale), e dell’impresa: va sostenuta la piccola e media impresa, senza dimenticare la realtà della cooperazione – versante su cui serve una nuova legge sul diritto societario, che riconosca il fondamentale ruolo storico delle cooperative – e il comparto agro-alimentare.
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