Scritto da Sandra Biondo
Dopo la bomba della rinuncia di Cofferati, oggi la bomba della candidatura alle primarie di una persona che stimo e rispetto moltissimo, Virginio Merola, attuale assessore all'Urbanistica del comune di Bologna.
È il mio candidato alle primarie di dicembre del PD, contro quello proposto dalla segreteria del partito, Flavio Delbono. Premetto che non ho nulla contro Delbono, che anzi ritengo un candidato di tutto rispetto, affine oltre tutto all'area prodiana (ed è risaputa la mia stima per Romano Prodi). Non ragiono quindi "contro" Delbono, bensì "pro" Merola.
Ritengo che Virginio abbia i numeri per diventare il candidato a sindaco di Bologna per tre motivi.
1) Esperienza. Negli ultimi 14 anni Merola ha maturato un'esperienza sul campo di tutto rispetto. Nei 9 anni in cui è stato presidente del mio Quartiere ha dimostrato una grande capacità di intervento e non si è mai sottratto alle innovazioni. Nei 4 anni e mezzo da che è assessore all'Urbanistica, giudicando da quanto si vede stando dalla parte dei cittadini, ha saputo realizzare molte cose (alcune delle quali anche impopolari) senza mai perdere il dialogo con le comunità investite dagli interventi urbanistici. È stato uno dei pochi rappresentanti della Giunta a promuovere incontri nei quartieri con la cittadinanza "prima" di lanciare degli interventi, e non all'unico scopo di comunicare decisioni già prese. Ha svolto un ruolo di interfaccia primario in questioni controverse, quali la non ancora risolta ubicazione della Moschea di Bologna. È esperto della macchina comunale ed è in grado di coordinarne i complessi meccanismi amministrativi, ma anche (speriamo) di gestirne i delicati equilibri politici. Forse qui sta il suo punto più debole, essendo considerato da molti un uomo "dell'apparato", cresciuto alla vecchia scuola dei burocrati del PCI. È vero, Merola proviene dal vecchio PCI, ma è abbastanza intelligente da capire che è il momento di staccarsi dalle vecchie logiche - a volte in odore di autoritarismo - per cui tutto veniva deciso dall'alto. La sua stessa decisione di candidarsi alle primarie (opponendosi all'uomo ufficiale del partito appoggiato da Cofferati stesso) la dice lunga sulla volontà di aprire un reale dibattito all'interno del PD bolognese. E sappiamo quanto ci sia bisogno di dibattito in un PD cittadino francamente fin troppo ingessato e ancorato a vecchi modi di far politica.
2) Capacità di dialogo con la cittadinanza. Fin dalla sua esperienza come presidente di Quartiere, Merola ha capito che ascoltare la cittadinanza non è un'abile mossa di marketing politico, bensì un'occasione per raccogliere idee nuove e tastare realmente il polso della situazione. Ritengo che possa, meglio di altri, ricostruire quel rapporto empatico con i bolognesi che negli ultimi anni, spiace dirlo, si è perso. Guazzaloca aveva questa caratteristica, ma purtroppo ne faceva un uso poco più che folcloristico: lo vedevi sì al bar a prendere il caffè, ed era cordiale con tutti, ma non trasformava questa comunicativa in strumento per una miglior gestione della cosa pubblica. Merola potrebbe essere in grado di proporre un modello alternativo sia alla semplice giovialità guazzalochiana, sia al freddo distacco cofferatiano, pur senza ricadere nel buonismo veltroniano.
3) Alcune caratteristiche personali. La sua attenzione a tematiche quali la pace, la multiculturalità, l'apertura al diverso, il lavoro in rete, l'associazionismo di base, la cooperazione internazionale, il volontariato, ne fanno un candidato che fa ben sperare quanto a un ritorno di Bologna ai fasti di un tempo. Bologna si sta richiudendo in un provincialismo esasperato, in una cultura sempre più leghista (mi verrebbe da scrivere "legaiola"), chiusa, impaurita. C'è bisogno di riaprire le porte in modo intelligente puntando sulla cultura e sui valori positivi e a questi temi Virginio ha dimostrato, fin dalla fondazione della Scuola di Pace del Quartiere Savena, una sensibilità fuori dal comune.
Inoltre, in una fase nella quale Bologna si prepara a diventare città metropolitana, le sue competenze nel settore del decentramento amministrativo (e ora anche dell'urbanistica) ne faranno un candidato sindaco in grado di proporsi come il traghettatore verso un cambiamento che ormai si impone con urgenza.
Infine un quarto elemento, assolutamente voluttuario dal punto di vista di una valutazione politica, ma importante in un'epoca mediatica come la nostra.
Virginio Merola è un uomo dotato di una presenza che si fa notare, è avvenente ed è accattivante quando parla in pubblico. Potrà quindi essere portatore di un'immagine piacevole della città e avrà qualche elemento in più per farsi ascoltare sia dalla cittadinanza sia dai media.
È per questo che alle primarie di dicembre voterò Virginio Merola.
Sandra Biondo
Dopo la bomba della rinuncia di Cofferati, oggi la bomba della candidatura alle primarie di una persona che stimo e rispetto moltissimo, Virginio Merola, attuale assessore all'Urbanistica del comune di Bologna.
È il mio candidato alle primarie di dicembre del PD, contro quello proposto dalla segreteria del partito, Flavio Delbono. Premetto che non ho nulla contro Delbono, che anzi ritengo un candidato di tutto rispetto, affine oltre tutto all'area prodiana (ed è risaputa la mia stima per Romano Prodi). Non ragiono quindi "contro" Delbono, bensì "pro" Merola.
Ritengo che Virginio abbia i numeri per diventare il candidato a sindaco di Bologna per tre motivi.
1) Esperienza. Negli ultimi 14 anni Merola ha maturato un'esperienza sul campo di tutto rispetto. Nei 9 anni in cui è stato presidente del mio Quartiere ha dimostrato una grande capacità di intervento e non si è mai sottratto alle innovazioni. Nei 4 anni e mezzo da che è assessore all'Urbanistica, giudicando da quanto si vede stando dalla parte dei cittadini, ha saputo realizzare molte cose (alcune delle quali anche impopolari) senza mai perdere il dialogo con le comunità investite dagli interventi urbanistici. È stato uno dei pochi rappresentanti della Giunta a promuovere incontri nei quartieri con la cittadinanza "prima" di lanciare degli interventi, e non all'unico scopo di comunicare decisioni già prese. Ha svolto un ruolo di interfaccia primario in questioni controverse, quali la non ancora risolta ubicazione della Moschea di Bologna. È esperto della macchina comunale ed è in grado di coordinarne i complessi meccanismi amministrativi, ma anche (speriamo) di gestirne i delicati equilibri politici. Forse qui sta il suo punto più debole, essendo considerato da molti un uomo "dell'apparato", cresciuto alla vecchia scuola dei burocrati del PCI. È vero, Merola proviene dal vecchio PCI, ma è abbastanza intelligente da capire che è il momento di staccarsi dalle vecchie logiche - a volte in odore di autoritarismo - per cui tutto veniva deciso dall'alto. La sua stessa decisione di candidarsi alle primarie (opponendosi all'uomo ufficiale del partito appoggiato da Cofferati stesso) la dice lunga sulla volontà di aprire un reale dibattito all'interno del PD bolognese. E sappiamo quanto ci sia bisogno di dibattito in un PD cittadino francamente fin troppo ingessato e ancorato a vecchi modi di far politica.
2) Capacità di dialogo con la cittadinanza. Fin dalla sua esperienza come presidente di Quartiere, Merola ha capito che ascoltare la cittadinanza non è un'abile mossa di marketing politico, bensì un'occasione per raccogliere idee nuove e tastare realmente il polso della situazione. Ritengo che possa, meglio di altri, ricostruire quel rapporto empatico con i bolognesi che negli ultimi anni, spiace dirlo, si è perso. Guazzaloca aveva questa caratteristica, ma purtroppo ne faceva un uso poco più che folcloristico: lo vedevi sì al bar a prendere il caffè, ed era cordiale con tutti, ma non trasformava questa comunicativa in strumento per una miglior gestione della cosa pubblica. Merola potrebbe essere in grado di proporre un modello alternativo sia alla semplice giovialità guazzalochiana, sia al freddo distacco cofferatiano, pur senza ricadere nel buonismo veltroniano.
3) Alcune caratteristiche personali. La sua attenzione a tematiche quali la pace, la multiculturalità, l'apertura al diverso, il lavoro in rete, l'associazionismo di base, la cooperazione internazionale, il volontariato, ne fanno un candidato che fa ben sperare quanto a un ritorno di Bologna ai fasti di un tempo. Bologna si sta richiudendo in un provincialismo esasperato, in una cultura sempre più leghista (mi verrebbe da scrivere "legaiola"), chiusa, impaurita. C'è bisogno di riaprire le porte in modo intelligente puntando sulla cultura e sui valori positivi e a questi temi Virginio ha dimostrato, fin dalla fondazione della Scuola di Pace del Quartiere Savena, una sensibilità fuori dal comune.
Inoltre, in una fase nella quale Bologna si prepara a diventare città metropolitana, le sue competenze nel settore del decentramento amministrativo (e ora anche dell'urbanistica) ne faranno un candidato sindaco in grado di proporsi come il traghettatore verso un cambiamento che ormai si impone con urgenza.
Infine un quarto elemento, assolutamente voluttuario dal punto di vista di una valutazione politica, ma importante in un'epoca mediatica come la nostra.
Virginio Merola è un uomo dotato di una presenza che si fa notare, è avvenente ed è accattivante quando parla in pubblico. Potrà quindi essere portatore di un'immagine piacevole della città e avrà qualche elemento in più per farsi ascoltare sia dalla cittadinanza sia dai media.
È per questo che alle primarie di dicembre voterò Virginio Merola.
Sandra Biondo
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