domenica 6 gennaio 2008

“CHIAGNE E FOTTE”........sulla laicità


Un punto di vista sulla LAICITA’: parliamone

“CHIAGNE E FOTTE”
di: Paolo Flores d'Arcais - Unità 4 gennaio 2008


«Chiagne e fotte» (anche contratto in «chiagn’e fotte») è una delle più note espressioni del dialetto napoletano. Indica una persona che gode di privilegi e ciononostante si lamenta, quasi fosse discriminato. Un privilegiato a cui non basta mai, insomma. Non utilizzeremo questa perspicua ed efficacissima manifestazione del logos partenopeo a proposito della recente uscita del cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Santa Romana Chiesa (quasi un vice-Papa, per capirsi), perché le attuali norme sul celibato ecclesiastico renderebbero di cattivo gusto accostare a un prelato un qualsiasi riferimento sessuale, fosse anche giocoso o metaforico. E tuttavia, sentirlo dichiarare solennemente che «il Partito democratico non deve mortificare i cattolici», quando lo sport quotidiano in detto partito sembra semmai quello del «bacio della pantofola» e di ogni altro esagerato ossequio verso la Chiesa gerarchica, lascia davvero senza parole.

Cosa vuole di più il cardinal Bertone dal neo-segretario Veltroni, con il quale dice di essersi lamentato per le «derive» («laiciste», ça va sans dire) del nuovo partito, tali che gli fanno rimpiangere Gramsci e Togliatti (sic!)? Non gli basta che il centrosinistra abbia già scaricato in soffittaun pur timidissimo disegno di legge sui Dico o Pacs o come altro li si vuol innominare? Non gli basta che dopo aver doverosamente ascoltato la richiesta dell’Europa, che chiede a tutti i Paesi membri di non accettare discriminazioni tra le diverse preferenze sessuali (richiesta che l’Europa avanza col sostegno di gran parte delle forze politiche di destra), il centrosinistra si sia già rimangiato quel gesto di elementare civiltà, con risibili scuse tecnico-procedurali? Non gli basta che il governo continui a traccheggiare di fronte a una legge ignobile, che costringe le coppie che ricorrono alla fecondazione artificiale a rischiare di concepire bambini con gravissime malformazioni, legge che per fortuna più di un tribunale ha interpretato alla luce della Costituzione? Non gli basta che il centro-sinistra continui a impinguare e locupletare le scuole clericali, in spregio di un articolo della Costituzione che più chiaro non si può? Non gli basta che nella scuola pubblica (pubblica?) siano stati fatti entrare in ruolo migliaia di insegnanti di religione nominati dalla Cei, che potranno eventualmente passare a insegnare filosofia, storia, italiano (sempre restando di ruolo, senza concorso)? Non gli basta che in barba alla famosa commissione Levi-Montalcini, si continui a NON insegnare il darwinismo nei primi anni di scuola e fino all’adolescenza (contribuendo a farli restare bamboccioni)?

Non gli basta un meccanismo truffaldino dell’otto per mille che regala alla stessa Cei ogni anno qualcosa come un miliardo di euro (per non parlare dell’esenzione dall’Ici e altre regalie feudali)? Non gli basta una televisione pubblica (a chiacchiere) dove l’editorialista quotidiano dei Tg non è un giornalista, per lottizzato che sia, ma il Sommo Pontefice (di cui ci viene propinato ogni discorso, dichiarazione, elucubrazione, anatema, glossa) e dove la fiction ormai ha superato in devozione la «Legenda aurea» di Jacopo da Varazze, e in ogni dibattito “scientifico” è presente un esorcista?

Non gli basta. Tutta la Chiesa gerarchica - e il Papa in primo luogo - si accontenterebbe infatti solo di un programma davvero minimo: l’imposizione per legge a tutti i cittadini dei «valori non negoziabili», cioè della morale clericale su vita, morte, sessualità, educazione, ricerca scientifica. E questo centro-sinistra su qualche dettaglio ancora recalcitra. Sempre meno, del resto, visto che di fronte all’affondo anti-aborto del trio Ferrara-Ruini-Bondi (in ordine rigorosamente cronologico) e alla dichiarazione sanfedista della senatrice Binetti che voterà con Forza Italia, nessuno ha pronunciato l’ovvio “non possumus” laico, col suo inevitabile corollario: o lei (e altri sanfedisti come lei) o noi.

Le pretese di Bertone (che sono poi quelle di Ratzinger) non fanno che riportare in auge gli anatemi del Sillabo. I «valori non negoziabili» sono gli stessi di allora, solo che ora non li si invoca più contro le democrazie, si vorrebbe che diventassero la Costituzione stessa delle democrazie. Di fronte a tanta totalitaria pretesa, quello che lascia sgomenti è proprio la mancanza di reazione di chi si professa democratico.Perché, la laicità o il laicismo coerenti, che esigono uno Stato neutrale rispetto alle diverse morali di gruppo e personale, dove dunque si legiferi secondo il principio di Grozio («Etsi Deus non daretur», come se Dio non ci fosse), non costituiscono un estremismo ateo di segno analogo e contrario all’estremismo clericale che vuole imporre a tutti la propria morale per legge. L’opposto speculare di tale pretesa sarebbe quella di uno Stato che pretenda di imporre per legge, a tutti, l’aborto in caso di malformazione, o dopo «x» figli (per via della sovrapopolazione). O vieti l’insegnamento della religione, e a scuola abbia un’ora di «ateismo» settimanale. O in nome di una morale edonista esiga l’eutanasia per tutti i malati terminali in balia della sofferenza. O che, per stroncare la piaga delle ragazze madri, renda obbligatorio l’uso della pillola per tutte le minorenni. E via costringendo.

Tutte cose che un laico non si sognerebbe mai di chiedere. Perché laico significa democratico, e democratico significa laico. In una democrazia liberale i due termini si implicano a vicenda. E significano uno Stato che non impone a nessuno la morale di altri, ma rispetta la morale autonoma di ciascuno (fino a dove non distrugge l’autonomia dell’altro, ovviamente). Dunque, uno Stato che non impone a nessuno il divorzio, ma a nessuno impone l’indissolubilità del matrimonio. A nessuno impone la contraccezione, ma non impone le contorsioni dell’Ogino-Knaus a chi la contraccezione (sicura) la vuole praticare. A nessuno impone l’aborto terapeutico, ma a nessuno impone la nascita di un figlio non voluto. A nessuno impone l’eutanasia, ma a nessuno impone la tortura di una sofferenza terminale inenarrabile. A ciascuno, invece, garantisce la libertà di scelta.

Questa è l’autentica moderazione del laicismo più intransigente, il suo «giusto mezzo»: non tollerare che una parte della società imponga all’altra la propria morale, che un gruppo prevarichi facendo del proprio volere morale il dovere della totalità dei cittadini, ma rispettare l’autonomia morale di tutti e di ciascuno. Questi sono gli unici valori non negoziabili che dovrebbero accomunare, senza se e senza ma, tutti i democratici, di tutti i partiti (e più che mai di chi così ha deciso di chiamarsi).

3 commenti:

Edoardo D'Alfonso ha detto...

Certo che Stato laico e democratico vuol dire questo: non imporre né divorzio né indissolubilità del matrimonio, né obbligo della pillola contraccettiva né suo divieto, né tutti gli altri esempi che il buon Flores d'Arcais appone al suo articolo.
Ma uno Stato è laico e democratico se nella sua società c'è il diritto per tutti, anche la cosiddetta "gerarchia" d'oltre Tevere, di esprimersi liberamente, senza che da più parti ne venga chiesto il silenzio. Poi perfortuna questo non accade, ma non c'è ombra di dubbio che rientrerebbe negli auspici tanto di formazioni politiche già moribonde (come la Rosa nel Pugno) quanto di intelleuttali stimati come Flores d'Arcais. Alla faccia del democratico e laico...
Non dobbiamo confondere le parti. Non possiamo chiedere alla Chiesa quello che la Chiesa non può dare! Una Chiesa che dicesse che i valori evangelici e cristiani hanno pari importanza di altri valori (per esempio razionalistici o ateistici) sarebbe una Chiesa imbecille, che verrebbe meno al suo mandato. Che è di predicare il Vangelo sopra ogni cosa, non il Vangelo subordinato a qualcos'altro.
Come afferma la nostra amatissima Costituzione, «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ognuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani»: ciascuno con i propri fini. Fine della Chiesa è quello di annunciare il Vangelo secondo il "proprio ordine indipendente e sovrano". E lo fa, forse a volte (penso a Ruini) anche un po' fuori luogo. Fine della società italiana è quello di essere una casa aperta ad ogni discussione, dove i valori di democrazia e libertà personali abbiano piena realizzazione.
Si dice tanto delle presunte "pretese di Bertone e del Papa", i presunti "anatemi del Sillabo".. e, mi chiedo, nulla si dice della volontà di Flores (e altri) di zittire il Papa e la Chiesa? A chiamare le cose col loro nome, questa sarebbe un tentantivo in piena regola di dittutura culturale, di epurazione sistematica dal dibattito quotidiano delle voci contrarie ai principi che Flores giudica imprescindibili. Ammesso e non concesso che la Chiesa sia contraria ai principi "non negoziabili"... e io non credo che lo sia.

Edoardo D'Alfonso ha detto...

LA SAPIENZA: IL FUNERALE DEL LIBERO PENSIERO

Dopo l’annullamento della visita del Santo Padre all’Università “La Sapienza” di Roma, prevista per il 17 gennaio 2008, l’Italia piange la morte della libertà di pensiero. Le intimidazioni di gruppi che si dicono di sinistra, ma nei fatti hanno inscenato un oscurantismo neofascista in uno spirito totalmente anti-democratico, hanno costretto un esponente illustrissimo del panorama culturale mondiale a tacere.

La dura condanna del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha usato i toni più adatti: «i gesti, le dichiarazioni e gli atteggiamenti di questi giorni hanno provocato una tensione inaccettabile, e un clima che non fa onore alle tradizioni di civiltà e di tolleranza dell'Italia». La tradizione di cultura e dialogo dell’ateneo romano è stata inesorabilmente macchiata. Ha vinto il fascismo oscurantista di sostiene di “non aver nulla da sentire” da chi si permette di pensarla diversamente. Hanno perso le libertà costituzionali, la dignità dell’Italia e la sua credibilità nella scena culturale mondiale.

Anonimo ha detto...

Ahmadinejad è intervenuto all'università di Washington, DC, e al Papa è stato impedito! Come ha detto Ezio Mauro, questa è proprio un'Italia mediocre.