E’ giusto prendere le distanze dai “parolai a distanza” che inveiscono contro tutto e tutti senza neanche il coraggio di “metterci la faccia” ed è giusto esprimere solidarietà a Napolitano, ma detto questo è altrettanto giusto riconoscere l’entusiasmo e la voglia di esserci di quella bella piazza colorata, riempita da migliaia di persone arrivate a Roma con il passa parola per testimoniare il proprio NO a questo governo che sta facendo “carta straccia” delle nostre libertà e della nostra Costituzione nata dalla guerra di liberazione.
Mi permetto di ricordare a Walter Veltroni, che Beppe Grillo, Di Pietro, i “girotondini” ora tanto temuti ( e che tanto comodo hanno fatto anche a noi al momento del bisogno), i “soliti noti” ed il popolo dei blog non sono la malattia, sono il sintomo di un disagio che va capito e curato prima che degeneri.
Come dice Padellaro sull’Unità quella piazza “forse ci voleva […..] per restituire la parola a una base lasciata troppo sola dopo la batosta elettorale, una batosta ancora non capita completamente, una batosta espressione del “grido” proveniente dalla cosiddetta “società civile” e soprattutto da noi militanti di base preoccupati per la crisi crescente nei rapporti tra politici e cittadini, tra eletti ed elettori, ovvero la messa in discussione di fatto del principio fondante stesso di una Democrazia rappresentativa come la nostra ( e a parole anche del Partito Democratico).
La piazza Navona di ieri è la reazione naturale ai “tempi lunghi” della politica di chi non vuole rassegnarsi nel silenzio a questa deriva reazionaria, di chi non vuole restare con le mani in mano; è ovvio che se non si muove il partito la conseguenza è la piazza di ieri, la tendenza ad auto organizzarsi, segnale evidente solo a chi “non vuol vedere” che la voglia di partecipare, di associarsi, di incontrarsi per discutere, progettare e di fare politica da parte delle persone è tuttora presente; semplicemente va ascoltata e interpretata senza diffidenza e senza “puzza sotto il naso”.
O noi come partito democratico capiamo questo, ne comprendiamo le ragioni e facciamo diventare questa energia, questa voglia di esserci, di contare e di non essere semplicemente contati da parte delle persone, azione, trasformando la “protesta” civile in “proposta”, ascoltando le persone e la società dando al tutto voce, forma e contenuti politici; oppure sarà solo caos ed ogni occasione sarà buona per un “ribellismo diffuso” con pubbliche adunate e proteste facile approdo di consenso per il populismo e la demagogia che vedono da un lato il predicatore Grillo e dall’altro il “cavaliere buono” Berlusconi.
Se la speranza in casa PD è raccogliere 5 milioni di firme con l’obiettivo di portare in piazza il 25 ottobre centinaia di migliaia di persone dobbiamo tutti e da subito rimboccarci le maniche e tornare immediatamente per strada ed in mezzo alla gente mettendoci la faccia; cari politici, lasciate i microfoni ed uscite subito da “palazzo”, tornando dove stanno le persone, i problemi veri, le speranze, altrimenti per il PD quella del 25 ottobre sarà solo una “scommessa persa” ( o se preferite “una grande illusione”) e la piazza resterà vuota.
Claudio Gandolfi
Nessun commento:
Posta un commento