mercoledì 8 ottobre 2008

Quello che i "media" non dicono

L’Unità edizione del 08 Ottobre 2008
Attacco all’art. 18, la destra ci riprova

Dopo non esserci riuscita nel 2002, adesso ritenta: licenziare deve essere più facile

di Felicia Masocco / Roma

ZITTI ZITTI Licenziare in Italia deve essere più facile. Fallito nel 2002 l’assedio all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, il centrodestra ci riprova. Non lo fa più alla luce del sole, parlar chiaro è troppo rischioso data l’impopolarità dell’argomento. I partiti dellamaggioranza questa volta hanno preferito nascondersi dietro la riforma del processo del lavoro, una serie di norme tecniche, difficili da afferrare alla prima lettura se non si è più che esperti. Ma tant’è. Il collegato lavoro che domani sarà all’esame della Camera dei Deputati riscrive le regole sui licenziamenti e li rende più facili. O più «semplici» se si preferisce usare un termine caro a Giuliano Cazzola, del Pdl, vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, relatore del provvedimento (il ddl 1441-quater). Cazzola, e con lui Stefano Saglia presidente della stessa commissione, respingono le accuse di voler ridurre le tutele del lavoro che arrivano dal Pd e dall’Italia dei valori, oltre che dalla Cgil che annuncia la «necessaria» mobilitazione. Ridurre noi? «Quelle adottate dal governo - spiegano i due deputati Pdl - sono misure di semplificazione e di deregolazione del rapporto di lavoro». Più o meno quel che si disse quando nei mesi scorsi venne abolito il divieto delle dimissioni in bianco fatte firmare a un esercito di lavoratrici. Il governo «semplifica», ma mai a favore del lavoratore. È quanto sostiene Cesare Damiano (Pd) che sotto il titolo «La controriforma del mercato del lavoro» ha raccolto i provvedimenti adottati dal governo nei suoi primi 100 giorni. La riforma del processo del lavoro «apre in maniera surrettizia una strada al depotenziamento della tutela dell’articolo 18 in caso di licenziamenti illegittimi - è l’allarme di Fulvio Fammoni per la segreteria Cgil -. O, come nel caso del cosiddetto arbitrato “secondo equità”, alla deregolazione dei contenuti contrattuali». Il giudice viene trasformato in «semplice notaio della volontà insindacabile dell’impresa sulle assunzioni, sulla qualificazione del rapporto di lavoro, su trasferimenti e licenziamenti e, allo stesso tempo, priva il lavoratore delle garanzie essenziali». C’è poi una sostanziale equiparazione tra contratti collettivi e individuali e nei primi potranno essere inserite clausole per stabilire che in caso di controversie ci si potrà rivolgere esclusivamente al giudizio di un arbitro. E queste sono sole alcune delle novità introdotte.La mossa sui licenziamenti è l’ultima di una serie. Pezzo a pezzo, zitti zitti, governo e maggioranza stanno in realtà riscrivendo tutta la legislazione del lavoro. Un’offensiva che Damiano, capogruppo Pd alla commissione Lavoro, documenta con l’instant book e che il Pd sta cercando di contrastare. In alcuni casi ci è riuscito, ma le difficoltà sono enormi. La destra ha infatti rinunciato:
1. allo «scontro frontale» scegliendo di «cospargere i vari decreti di normative scollegate» che «solo una volta ricomposte» danno l’idea della «gravità dell’intervento che realmente l’esecutivo Berlusconi sta portando avanti» contro i lavoratori.
Damiano, e i colleghi Giuseppe Berretta e Luigi Bobba, puntano il dito contro il 1441-quater.
Ma prima è venuta:
2. la «manomissione» del protocollo sul Welfare,
3. la revisione della normativa sui contratti a termine,
4. la cancellazione della norma sulla trasparenza degli appalti,
5. lo slittamento delle misure più importanti sulla salute e la sicurezza,
6. la riduzione delle responsabilità delle imprese sul fronte degli incidenti sul lavoro.
E la legislatura è appena iniziata.

P.S. Consiglio a tutti di consultare il sito di Cesare Damiano (http://cesaredamiano.wordpress.com/) aggiornato quotidianamente sull'attività parlamentare della Commissione Lavoro della Camera; può essere un utile strumento di lavoro per avere notizie in presa diretta dall'interno del palazzo.
La consapevolezza e la conoscenza sono fondamentali per fare "argine" e per dare a noi utili strumenti per il lavoro sul territorio.
claudio gandolfi

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