Chiedo a me stesso ed alle nostre coscienze se dovevamo aspettare che ci scappasse il morto perché la “gentile ed accogliente” Bologna si facesse carico della famiglia di Florin, un bimbo Rom di 4 anni morto bruciato nell’incendio di una baracca di lamiera.Ora è partita la gara alla solidarietà e tutti spingono per arrivare primi; quanta ipocrisia ( o forse mal celato senso di colpa) in questa città che si indigna e si mobilita solo a “bimbo morto”.Ora ci sarà la casa per questa famiglia e per il padre, quella “mezza cazzuola” di Cristinel (operaio edile disoccupato), ci sarà pure il lavoro, un lavoro questa volta “in chiaro”, pulito, trasparente alla luce del sole che lo renderà finalmente “visibile” e degno di girare a testa alta.Tutto questo è positivo, ma perché avviene solo ora dopo la morte di un bambino di 4 anni, di un innocente che non ha scelto ne la famiglia, ne il luogo in cui nascere , ne tantomeno l’etnia in cui crescere; perché sino ad ora Florin e la sua famiglia sono rimasti invisibili? Perché le istituzioni si sono sempre voltate dall’altra parte? Perché “noi” società civile con “la puzza sotto il naso” il diverso da noi lo continuiamo a considerare “brutto, sporco e cattivo” ?Per trovare un “lavoro stabile” da manovale in uno degli infiniti cantieri presenti sul nostro territorio non serve il “curriculum”, ci vuole solo la buona volontà degli “imprenditori” (almeno i più virtuosi) di offrire un lavoro onesto,sicuro,legale,dignitoso a queste persone che chiedono a noi ( popolo di migranti) semplicemente di riconoscere loro il DIRITTO DI ESISTERE e di girare a testa alta “liberi” tra “liberi” finalmente affrancati dai “mercanti di braccia”.
Claudio Gandolfi
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