mercoledì 6 febbraio 2008

"Yes we can!"


Veltroni: "Da soli anche al Senato"


e "ruba" lo slogan di Barak Obama


di MATTEO TONELLI

La sfida è lanciata. Lo slogan è pronto. Al Lingotto era il kennediano "I care", oggi la scelta cade su Obama: "Yes we can". "Possiamo vincere" assicura Walter Veltroni. Anche da soli. Scioglie gli indugi il segretario del Pd. Chiude la porta alla ridda di voci che lasciavano trasparire possibili alleanze elettorali con la sinistra: "Andremo da soli anche al Senato". Nessuno accordo tecnico. Nessun pasticcio elettorale che gli elettori non capirebbero. Da una parte il Pd, dall'altra "i diciotto partiti che formano il centrodestra". Una decisione annunciata da tempo e che il sondaggio di Repubblica.it premia con ampie percentuali favorevoli.

"Noi abbiamo fatto una scelta lineare - spiega Veltroni che si dimetterà da sindaco di Roma appena varato il piano regolatore - Gli italiani hanno bisogno di cose chiare. Ho letto sui giornali delle formule pasticciate, cose strane come un terzo candidato alla premiership. Capisco che tutti vogliano stare coperti, ma io credo che occorra rischiare attraverso l'innovazione". Innovazione che, dice il segretario del Pd, non può essere il Cavaliere "che si candida a presidente del consiglio per la quinta volta".

Niente accordi con la sinistra, dunque. Costi quel che costi. "Con la sinistra continueremo a collaborare a livello locale ma a livello nazionale, su temi come la sicurezza e le missioni all'estero, le nostre posizioni sono diverse. Noi ci presenteremo alle elezioni quindi per dire agli italiani: 'Se votate per il Pd ci sara' una posizione chiara e univoca'".

Parole che suonano come una risposta netta alla lettera inviata da Oliviero Diliberto, Franco Giordano, Fabio Mussi e Alfonso Pecoraro Scanio che, a nome della Sinistra L'Arcobaleno, chiedono a Veltroni di ripensarci. Di "non fare un regalo a Berlusconi". "Noi pensiamo che ora non si debba facilitare il compito della destra, consegnare a cuor leggero e su un piatto d'argento la vittoria a Berlusconi - scrivono i quattro - Per questo ti chiediamo un incontro urgente per verificare esattamente possibili convergenze ed eventuali distanze di posizioni politiche e punti di programma". Una richiesta che cade nel vuoto. Cosa che, però, non sembra turbare più di tanto Fausto Bertinotti: "Rispetto la scelta del Pd, la sinistra si unisca".

La strada, dunque, è ormai tracciata. Il 16 febbraio si terrà l'assemblea costituente del Pd, poi "dal 16 pomeriggio partirà il viaggio in Italia che toccherà tutte le 110 province" dice Veltroni. Un viaggio che "sarà un tour della novità e della speranza". Perché "ho la sensazione che il mio paese non voglia vedere film già visti, ma conoscere una stagione nuova". Meno tv e più piazze, spiega il segretario del Pd. Che, come già aveva fatto alle primarie, spiega che si terrà lontano dalle telecamere e dai salotti televisivi: "Non sono un appassionato della politica mediatica, la politica ha a che fare con il corpo delle persone, con il contatto diretto". Per questo, conclude Veltroni, "andrò in giro in tutta Italia per fare capire che c'è qualcosa di nuovo". L'ultimo omaggio è per Romano Prodi "per quel che ha fatto e per come incoraggia il nostro sforzo di rinnovamento". Adesso, però, si volta pagina. "Possiamo vincere" dice Obama. "Possiamo vincere" rilancia Veltroni. Anche da soli. O forse proprio per questo.

(6 febbraio 2008)

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