sabato 17 maggio 2008

BOLOGNA E IL NOSTRO RAZZISMO QUOTIDIANO

Nella “gentile ed accogliente” Bologna alcuni giorni fa una persona è stata aggredita verbalmente in strada da un’automobilista nell’indifferenza quasi totale dei presenti, nessuno ha visto o sentito niente forse perché l’aggredito non era uno dei “nostri”, bensì “uno sporgo negro puzzolente”. In un clima sempre più diffuso di caccia alle streghe, il ripetersi di episodi come questo fa male, soprattutto in una città una volta culla di “senso civico” in cui l’indignazione e la solidarietà erano una reazione naturale e spontanea; ora anche Bologna sembra aver perso questa capacità e ringrazio T. K. per aver preso carta e penna, aver scritto al sindaco Cofferati e denunciato il vergognoso episodio di “razzismo” per “avvertire i cittadini bolognesi che credono che cose simili non possano accadere in questa città”.
Come bolognese esprimo a lui tutta la mia solidarietà e spero che la città ora non resti indifferente e reagisca perché come comunità non possiamo rassegnarci al fatto che qualcuno pensi che a Bologna non ci sia posto per i “diversi” da noi, per colore della pelle, per lingua, per religione, per odore.
Quello descritto da T. K. nella sua lettera pubblicata sui giornali non succede solo a Bologna, succede purtroppo in ogni città del nostro Paese, per strada, nei luoghi di lavoro tutti i giorni; questo episodio è lo specchio fedele della nostra società cosiddetta civile, in realtà con “la puzza sotto il naso”, ipocrita ed individualista, fatta di sfruttamento dello “straniero, brutto, sporco e cattivo” che esiste solo nella misura in cui ci serve, che deve solo dare senza nulla chiedere o pretendere da una società che lo spreme come un limone. Per usare una metafora mi piacerebbe pensare alla mia città come una sorta di “autobus della solidarietà” e della convivenza dove ognuno possa finalmente salire con dignità ed a testa alta perché gli altri passeggeri gli fanno posto senza chiedere da dove viene e dove va, consapevoli semplicemente del fatto di voler condividere tutti assieme il viaggio verso una società finalmente più giusta dove anche al “diverso da noi” si riconosce il DIRITTO DI ESISTERE e di girare a testa alta “libero” tra “liberi” finalmente affrancato dai “mercanti di braccia”.

claudio gandolfi

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