sabato 7 giugno 2008

IL PARTITO DEL RANCORE

Unità, del 07 Giugno 2008

IL PARTITO DEL RANCORE

Editoriale di Antonio Padellaro
A Torino, Augusta Montaruli, 24 anni, studentessa di legge e dirigente di An-Azione Giovani viene affrontata da un gruppetto di autonomi e cacciata dall’università al grido di: «fascista, non puoi fare l’esame». A Mestre, per il quarto giorno consecutivo gli attivisti della Lega protestano e minacciano contro la costruzione di un campo nomadi per i Sinti approvata dal Comune. Più che lo schema desueto degli opposti estremismi i due episodi indicano la crescita progressiva di una febbre rabbiosa e belluina, sintomo di un risentimento diffuso e senza controllo. Inutile dire che alla studentessa Montaruli, a cui i violenti di sinistra e fascisti dentro hanno anche dedicato il fumetto: «premi con forza la faccia dell’Augusta per capire che pensa», va tutta la nostra piena solidarietà. Così come ai nostri concittadini Sinti a cui le eroiche camice verdi vorrebbero negare perfino la presenza fisica sull’incontaminata terra padana. Del padanissimo ministro dell’Interno della Repubblica Italiana, Roberto Maroni, subito accanto ai compagni leghisti per offrire conforto e sostegno ci occuperemo tra un momento. Non prima di aver segnalato la vera novità “politica” che da Torino a Mestre a Roma a Napoli s’avanza tra aggressioni e intolleranza e ingrossa ogni giorno le sue file con le più svariate motivazioni.Il partito del rancore.
È una scena confusa, eccitata, dentro la quale vanno distinti ruoli e personaggi. Agitatori e picchiatori ne sono le avanguardie talvolta inconsapevoli; gli “utili idioti” come un tempo si diceva da usare e poi gettare. Nel mezzo ci sono gli attuali governanti.
Hanno stravinto le elezioni cavalcando qualsiasi protesta. Trasformando il problema della sicurezza in un’ossessione infinita. Descrivendo gli immigrati come una sorta di nemico interno, gentaglia per lo più dedita al crimine e agli stupri. E tra gli ultimi sono andati a scovare quelli nascosti in fondo alla fila, i rom, esponendoli alla canea xenofoba e a forme persecutorie di controllo che stanno suscitando l’indignazione dell’Europa civile.
Solo che adesso gli apprendisti stregoni della destra, gonfi di voti e di potere, cominciano ad avere qualche problema con le forze irrazionali imprudentemente scatenate. In tutte le nazioni ci sono cose che non funzionano e proteste accompagnate da forme di ribellismo. Ma lì la politica sa esercitare la sua funzione primaria che è quella di mediare, ricomporre e sanzionare se necessario. Non quella di sobillare e di soffiare sul fuoco. In un paese malandato come il nostro il malcontento ha solo l’imbarazzo della scelta e se lasciato libero di imperversare prima o poi rompe gli argini.
Dal nord insofferente per questioni di pelle, ai padri di famiglia giustizieri modello Pigneto, alle genti del sud esasperate dai rifiuti debordanti e dalle discariche incombenti il partito del rancore miete consensi da destra a sinistra, da Mussolini al “Che”, trasversale e aggressivo. Se non fosse che se l’è cercata faceva una certa pena osservare Maroni che nei tg della sera prometteva la chiusura implacabile dei campi nomadi abusivi. Come se, caro ministro, qualche roulotte zingara di meno bastasse a saldare i conti con la paranoia di massa che adesso pretende le espulsioni di massa o la galera di massa. Che non avrà perché, come ha ammesso lo stesso premier Berlusconi, è assurdo prendere 700mila clandestini e spedirli a casa o in una cella.
Si estende il partito del rancore alimentato dalla cattiva stampa dei due pesi e delle due misure. Paginate per giorni e giorni quando lo stupratore è rumeno. Una pacata notizia all’interno se un italiano violenta una bambina marocchina mettendola incinta. E di pari passo con l’insofferenza si allenta l’attenzione per i diritti di ciascuno e di tutti. In televisione («AnnoZero») chi osa denunciare la palese incostituzionalità delle nuove norme sulla sicurezza viene platealmente zittito come un importuno.
Mentre da una poltrona di sinistra (e in svariati cda) si osserva che con le garanzie democratiche non si elimina certo la spazzatura.
È la memoria corta del nuovo qualunquismo imperante che finge di non sapere quali somme colossali di pubblico denaro sono state versate alle imprese della modernità e dell’efficienza per ottenere lo sfacelo campano. Ma forse era quello che voleva intendere il presidente Napolitano quando ha parlato di degrado civile.

1 commento:

claudio gandolfi ha detto...

COME RISPONDERE AL “PARTITO DEL RANCORE” DEGLI “UTILI IDIOTI”

Ha ragione Padellaro quando afferma nel suo editoriale che gli “utili idioti” stanno prendendo la mano anche a chi li ha in qualche modo “politicamente legittimati”.
Da cittadino di sinistra che crede al rispetto delle regole e della legalità mi preoccupa molto il fatto che questo “ribellismo diffuso” sia trasversale e mieta consensi “da destra a sinistra, da Mussolini al “Che”.
Non possiamo rispondere a queste “orde scatenate”, a questo “partito del rancore” con il “partito del silenzio e dell’indifferenza”.
Da un lato la politica deve tornare a fare il proprio mestiere che è appunto come dice Padellaro quello “di mediare, ricomporre e sanzionare se necessario”, dall’altro però ci deve essere anche una reazione della società, noi cittadini dobbiamo riprendere a fare argine per evitare che vinca l’onda anomala del ribellismo, della xenofobia, della caccia allo straniero; dobbiamo avere il “coraggio civile” di reagire vincendo le nostre diffidenze, superando le nostre paure non sempre legittime, manifestando chiaramente come collettività (almeno il pezzo dentro il Partito Democratico) da che parte stiamo con la consapevolezza che ogni centimetro di libertà in meno per loro ( intendo gli stranieri e comunque i diversi da noi) ha la stessa lunghezza ed importanza anche per noi, perché divisi e sfruttati non si va da nessuna parte.

Claudio Gandolfi