domenica 30 dicembre 2007

"MI ILLUMINO DI MENO". LUCI SPENTE A MEZZANOTTE DEL 31 DICEMBRE


Segnalo questa importante iniziativa dall’alto valore simbolico a cui spero aderiscano molte amministrazioni, io come cittadino aderisco e chiedo a tutti di fare altrettanto spegnendo per un minuto le luci di casa e le luminarie dell’albero allo scoccare della mezzanotte; sarebbe un segnale forte verso la volontà di iniziare in modo diverso il 2008, il giusto modo per ricordare tutti i morti di lavoro, per non rendere inutile il loro sacrificio umano e per fare sentire meno soli i loro famigliari. Impegniamoci tutti per raggiungere l’obiettivo MAI PIU’ MORTI DI LAVORO, grazie e buon 2008.


"MI ILLUMINO DI MENO". LUCI SPENTE A MEZZANOTTE DEL 31 DICEMBRE
di: Stefano Corradino e Giorgio Santelli - Articolo21 27 dicembre '07

CRESCONO ADESIONI ALLA CAMPAGNA DI ART.21 PER LE MORTI BIANCHE

Milleequarantre. Non facciamo in tempo a predisporre un comunicato che già dobbiamo aggiornare il tragico bollettino. Sono le cifre dei morti sul lavoro che Articolo 21 ha registrato nel 2007. Donne e uomini, italiani e stranieri che non festeggeranno più nessun nuovo anno, che non cresceranno, che non vedranno crescere i loro figli, che non vivranno una vita di coppia, che non arriveranno alla pensione, che non produrranno reddito per sé e per la società. Per questo l'associazione raccogliendo l'appello lanciato da Italo Carones, sindaco di Oriolo Romano (VT) ha lanciato la campagna "Mi illumino di meno", chiedendo che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre vengano spente le luci delle città italiane per ricordare i morti sul lavoro. Un'iniziativa dal valore simbolico, e per questo abbiamo chiesto principalmente a piccole realtà di aderire alla nostra iniziativa, città simbolo del lavoro e che sono state malauguratamente testimoni degli infortuni nei cantieri”.
Numerose le località che hanno aderito, a partire da Oriolo Romano. “L’idea – afferma il sindaco Italo Carones - è nata dalla voglia di esprimere, con questo pur simbolico gesto, un momento di vicinanza alle famiglie delle vittime del lavoro e nello stesso tempo sollecitare un momento di riflessione e di condivisione del dolore tra i nostri concittadini nel momento più alto delle festività natalizie. E siamo contenti che l’associazione Articolo21, prendendo spunto da noi, abbia riproposto l’iniziativa per Capodanno, invitando tutti i comuni italiani a spegnere simbolicamente le luci”. Importanti le altre adesioni: Campello sul Clitunno (PG), "dove - ricorda il sindaco Paolo Pacifici - il 25 novembre 2006, 4 operai morirono a seguito di una tremenda esplosione presso un'impresa per la raffinazione d'olio". Casale Monferrato, comune piemontese con il più alto tasso di morti per eternit; Nuoro il cui sindaco, Mario Demuru Zidda ha ricordato il minuto di silenzio del consiglio comunale per ricordare la tragedia della Thyssenkrupp. Il Comune di Osini e Iglesias, Guspini, Carbonia, tre centri importantissimi nella storia del lavoro minerario della Sardegna. Anche Graziano Milia, presidente della Provincia di Cagliari, uno insediamenti industriali più significativi ha comunicato la sua concreta adesione. E ancora Gubbio, dove i giornalisti hanno sottoscritto una Carta sull'informazione in cui si poneva l'accento sul tema dell'informazione per la prevenzione. Gubbio a mezzanotte spegnerà "l'albero più grande del mondo" realizzato dai maestri alberaglioli, per ricordare le vittime sul lavoro. E poi Ovada (AL), città della pace e della non violenza, il Comune di Orvieto, il Comune di Terni che attraverso il sindaco Paolo Raffaelli ha comunicato che "sarà spenta l'illuminazione pubblica per sollecitare ogni utile azione tesa a fermare una strage che quest'anno ha fatto più di mille morti e che ha colpito anche la nostra realtà territoriale". Il Comune di Gela attraverso il sindaco Rosario Crocetta. Il Comune di Borgo Valsugana in Trentino; il sindaco, Laura Froner, ha annunciato che sarà spento per un minuto l'albero davanti alla piazza del Municipio. La Provincia di Roma: "d'intesa con il presidente e i colleghi della giunta - ha spiegato l'assessore alla Cultura Vincenzo Vita - aderisce all'iniziativa di Articolo21. Mentre si brinda all'anno nuovo vogliamo anche noi l'attenzione all'amara infelicità delle tragedie del lavoro, un dramma che non dobbiamo rimuovere. Per parte nostra spegneremo per un minuto le luci di Palazzo Valentini, per ricordare tra l'altro che anche la provincia di Roma è stata toccata dagli infortuni sul lavoro"."La nostra associazione – afferma il portavoce Giuseppe Giulietti – è da tempo impegnata sul fronte della lotta senza quartiere contro quella strage quotidiana che ha preso l’assurdo nome di morti bianche. Articolo21, pertanto, non solo aderisce all’appello lanciato dal sindaco di Oriolo Romano ma ha invitato tutti i propri associati, tutte le associazioni e gli enti locali a individuare i modi e le forme più opportune per accogliere questo appello e per far sì che, a partire dall'iniziativa simbolica del 31 dicembre tutti i giorni dell’anno possano essere contrassegnati da iniziative tese a contrastare questo fenomeno e a creare una nuova consapevolezza in tutta l’opinione pubblica”. “Proprio in questi giorni – sottolinea Giulietti - stiamo celebrando la ricorrenza del 60° anniversario della nostra Costituzione, il cui primo articolo richiama proprio il valore del lavoro come principio portante dell’Italia repubblicana. Inoltre il 2008 è stato dichiarato l’anno dei diritti umani. Anche per queste ragioni vorremmo che il prossimo sia l’anno di una lotta senza quartiere per la sicurezza del lavoro e il rispetto dei diritti individuali e collettivi, augurandoci che il contatore dei morti di Articolo21 possa conoscere lunghi momenti di inattività, e una netta inversione di tendenza”.

...SEMPRE IN TEMA DI DISCRIMINAZIONI....


Voglio aggiungere, per chi se lo fosse perso, un altro contributo sul tema, oltre quello già messo da Matteo: il bellissimo articolo del Senatore Marino, pubblicato su Repubblica un paio di settimane fa, più o meno. Buona lettura:

"Caro direttore, era una fresca sera d’autunno e Matthew Shepard, studente di scienze politiche all’Università del Wyoming negli Stati Uniti, decise di uscire per vedere gli amici, bere qualcosa, divertirsi come fanno tutti i giovani di vent’anni. Quella sera, il 7 ottobre 1998, fece amicizia con due coetanei che si offrirono di riaccompagnarlo a casa. Invece lo portarono fuori città, in un luogo isolato, lo legarono ad una staccionata, lo pestarono furiosamente, gli spaccarono il cranio con il calcio di una pistola e alla fine lo abbandonarono in fin di vita. Un ciclista passando di lì il giorno dopo immaginò che alla staccionata ci fosse appeso uno spaventapasseri ma avvicinandosi si rese conto che quel fantoccio era un ragazzo che respirava ancora e diede l’allarme. Matthew Shepard morì cinque giorni dopo in ospedale a causa delle ferite, senza aver mai ripreso conoscenza. Sul crimine, commesso con lo scopo esplicito e premeditato di punire un omosessuale, venne fatta presto chiarezza e i due assassini condannati all’ergastolo. Ma la motivazione per quel crimine brutale, ovvero l’odio, determinò in molti stati americani numerose iniziative legislative sui cosiddetti hate crime ed oggi si lavora ad una legge federale bipartisan, il Matthew Shepard Act, già approvata da un ramo del Parlamento. Oggi negli Usa, come in molti altri paesi del mondo, chi sostiene idee che ammettano la discriminazione sulla base della razza, della fede religiosa, della nazionalità, dell’orientamento sessuale non viene assunto in un’azienda o ammesso in un’università. La tolleranza è considerata una condizione indispensabile del convivere civile al fine di garantire pieno senso di cittadinanza a tutti. Ma la motivazione che sta alla base di leggi che fanno riferimento ai crimini dettati dall’odio rispetto alla diversità è legata anche alla necessità, e alla volontà, di offrire a tutti i membri di una società articolata e multietnica il senso di appartenenza. Ci si propone così di evitare l’alienazione, il senso di estraneità alla collettività, un sentimento che ostacola la realizzazione del bene comune. Come tutti sappiamo, lo scorso 6 dicembre, la senatrice Paola Binetti non ha votato la fiducia al governo Prodi, motivando la sua decisione sulla base di una scelta di coscienza che le impediva di riconoscere come punibile la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi, o fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Questo, forzando l’interpretazione del riferimento legislativo, avrebbe aperto le porte a chissà quali rivendicazioni, dalla senatrice considerate inaccettabili. È risultato poi che l’emendamento conteneva un errore tecnico: ma, errore o no, è comunque in gioco una questione di principi. Personalmente ho votato la fiducia al governo perché pienamente convinto dell’importanza di una legge sulla sicurezza che, tra le altre cose, condanni la violenza di chi discrimina e perché ho orrore di chi vuole dividere la società in buoni e cattivi sulla base delle convinzioni personali. Anche io ho interrogato la mia coscienza prima di votare e vi ho trovato delle risposte diverse da quelle rese pubbliche da chi ha contrastato la legge di Giuliano Amato: io credo che le convinzioni personali devono essere sempre rispettate e protette anche dalla legge, se serve, purché non arrechino danno ad altri. Sono un credente e non pretendo di conoscere tutte le scritture sulle quali si fonda la religione cristiana, so però che in uno dei libri della Bibbia, il Levitico, vi è una condanna dell’omosessualità. Ma quel libro, un monumento storico di indubbia rilevanza, non può costituire la base per chi legifera né può valere per chi non lo riconosce come libro sacro. Per chi come me crede nel messaggio di Cristo non dovrebbero comunque valere di più le parole pronunciate di fronte all’adultera: «Chi tra di voi è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei»? Non credo che esistano giustificazioni, laiche o religiose, per ostacolare una legislazione che mira a sanzionare l’odio. Ricordiamoci di Matthew Shepard quando in Parlamento discutiamo se sia giusto o no punire chi compie violenze spinto dall’odio. Ricordiamoci anche del prosindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che lo scorso agosto invocò la «pulizia etnica contro i culattoni». È questa la deriva che dobbiamo evitare, intervenendo dal punto di vista legislativo ma anche culturale, per creare una società dell’accoglienza, o per lo meno della tolleranza, laica e non in contrasto con il messaggio cristiano."

VELTRONI: PER I DIRITTI, CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE


27 Dicembre 2007

Intervento di Walter Veltroni - La Stampa


Caro Direttore,

va riconosciuto al Suo giornale il merito di prestare una particolare attenzione al tema dei diritti civili e di promuovere sull’argomento un confronto non rituale tra opinioni diverse.

In particolare, nei giorni scorsi, ha suscitato scalpore la riproposizione, da parte della senatrice Binetti, della tesi che considera l’omosessualità come una malattia, in quanto tale meritevole solo di essere curata. Si tratta, a mio modo di vedere, di una tesi sbagliata e pericolosa. È una tesi sbagliata perché l’omosessualità è una condizione umana, che non ha senso alcuno ridurre a una patologia e che deve essere rispettata in quanto tale. Ma è anche una tesi pericolosa, perché induce, o almeno asseconda, il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali di condurre una vita normale, senza subire discriminazioni sociali o addirittura, come purtroppo capita ancora con preoccupante frequenza, soprattutto nei riguardi dei più giovani, atti di persecuzione e di violenza, fisica e psicologica.

Nella campagna elettorale per l’elezione diretta del segretario del Pd ho preso pubblicamente un impegno che intendo onorare. Ho detto che il Partito democratico lavorerà, in Parlamento e nel Paese, per contrastare, con la legge, con le buone pratiche amministrative, con l’impegno culturale e civile, ogni forma di intolleranza e discriminazione, tanto più se violenta, correlata con l’orientamento sessuale delle persone. Il primo impegno è il sostegno in Parlamento al disegno di legge del governo contro la violenza sessuale, nel testo di larga convergenza approvato dalla Commissione Giustizia della Camera.

Allo stesso modo, il Partito democratico lavorerà per dare seguito al preciso impegno assunto nel 2006 da tutta l’Unione davanti agli elettori: il riconoscimento con legge nazionale dei diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. In Senato sono all’esame della Commissione Giustizia numerose proposte. I senatori del Pd sono impegnati a costruire il consenso più ampio possibile attorno a un testo che segni un deciso passo in avanti. Penso infatti che il Paese possa e debba unirsi e non dividersi su temi così decisivi per la nostra convivenza civile e che in quanto tali non possono andare soggetti al variare delle maggioranze di governo.

sabato 29 dicembre 2007

BUON ANNO UNITA’


Ringrazio Furio Colombo per il suo bellissimo intervento di venerdì dedicato alle nostre Feste dell’Unità, mi sono riconosciuto completamente nel ritratto che ha fatto della nostra gente che le popola, persone per cui la cosa più importante è “Esserci” perché la politica è fatta anche di impegno personale, diretto, disinteressato, perché “per questa gente” l’impegno diretto “ vuol dire che c’è dell’altro oltre il recinto, diventato ferreo per molti, dell’interesse personale, privato”………….” Gente che interviene, partecipa, domanda, propone. Ma non chiede nulla per se”.
A ben guardare in questo che Colombo descrive c’è molto di quello che vorremmo fosse il neonato Partito Democratico, quindi sarebbe assurdo disperdere un patrimonio di storie, di esperienze maturato in decenni di Feste dell’Unità, è un pezzo importante del nostro passato ma penso che sia anche e soprattutto un pezzo importante del nostro futuro perché come egli giustamente avverte a conclusione dell’intervento “Questa gente non se ne va. Questi cittadini non smobilitano”, anzi tutt’altro ci sono e sono pronti ancora a lavorare come e più di prima ed accanto a loro ( a noi) ci dovrà essere anche il “nostro” giornale l’Unità, con la sua lucidità e capacità critica, con il suo spazio di libertà per i lettori nella pagina dei commenti, con il suo contatore quotidiano delle morti bianche, monito alla coscienza ed all’indifferenza di tanti, troppi soggetti sociali, con la rubrica di Ugolini “Atipiciachi” in cui Bruno da voce alle parole di milioni di invisibili di cui molti parlano ma pochi fanno effettivamente qualcosa.
Per tutto questo ed altro ancora dobbiamo tutti impegnarci (giornalisti, politici, lettori), perché il nostro giornale resti nelle edicole con tutta la sua storia, la sua dignità, il suo remare contro dicendo le verità anche quando sono scomode, perché adesso più che mai la nostra Democrazia in bilico, il nostro fragile governo, il neonato Partito Democratico hanno bisogno di questo spazio di libertà. Auguro quindi a Furio Colombo, ai redattori e a tutti i lettori dell’Unità un buon 2008, ci siamo e ci saremo………………..

venerdì 28 dicembre 2007

27 dicembre 2007, 60 ANNI PORTATI BENE, BUON COMPLEANNO COSTITUZIONE


Ieri, giovedì 27 dicembre 2007 la nostra Costituzione ha festeggiato il compleanno, 60 anni portati bene anche se questo importantissimo anniversario avrebbe meritato più attenzione, almeno uno speciale in prima serata su una delle 3 reti pubbliche.
Ora siamo in fase di bilanci e tutti si chiedono quali dovrebbero essere le “priorità” per il Governo nel 2008: previdenza, sicurezza sociale,lavoro, sviluppo, competitività, efficienza,costi della politica?
Ho iniziato a rileggere gli articoli della nostra Costituzione (che custodiscono il “nostro passato e le basi per il nostro futuro……le nostre libertà, i nostri diritti, le nostre garanzie”), mi sono fermato ai primi ed ho avuto l’ennesima conferma che in quei 139 articoli ci sta già tutto, basterebbe darvi piena attuazione ad iniziare dai primi quattro :
Art. 1
“l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”
Art. 2
“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Art. 3
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Art. 4
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

Dal 1 gennaio 2008 con la nostra azione di governo ripartiamo da qui, dando piena attuazione alla nostra Costituzione, ai principi di Laicità, di Dignità, di Diritti alla Persona in essa contenuti, facciamo in modo che il prossimo compleanno, il “SESSANTUNESIMO” non passi nell’indifferenza dell’ennesima ricorrenza formale da rispettare come quello appena trascorso.

giovedì 27 dicembre 2007

“ALLODOLE” E SENSO DI RESPONSABILITA''


Caro senatore Dini,
sono una delle “allodole” a cui allude nella sua intervista sulla Stampa di oggi e mi permetto di segnalarle che il continuo “ricatto” delle “mani libere” che a turno tutti fanno - lei per primo e più di altri- francamente mi ha stancato molto più della presunta inefficacia del governo Prodi.
Non entro nel merito dei motivi per cui Lei si smarca nuovamente dalle responsabilità di coalizione,
da semplice cittadino militante che crede ancora alla politica come impegno attivo e diretto nei limiti dei propri mezzi e competenze, sacrificando volontariamente il proprio tempo libero “al bene comune”, mi permetto di ricordarle che l’accordo con gli elettori è altro, è un impegno ben preciso, messo nero su bianco perché nell’aprile 2006 si è presentato a noi elettori all’interno della coalizione di centrosinistra che aveva Prodi come candidato alla presidenza del consiglio, con un programma di 281 pg. sottoscritto da tutti (lei compreso) e su quello ha chiesto ed ottenuto - come gli altri - il “nostro voto e consenso”.
A questo punto, quindi, caro Dini non può credere o pretendere di avere le “mani libere” perché con il 50% degli elettori italiani che vi hanno votato come coalizione vi siete presi un impegno ben preciso, quello di governare per 5 anni, se Lei ha quindi cambiato idea e deciso di buttare tutto alle ortiche ce lo dica chiaramente, senza spostare continuamente sempre più in alto l’asticella del voto perché di vivere costantemente sotto ricatto siamo stanchi.
La posta in gioco è alta, vale la stabilità (……..democratica) del Paese perché se salta tutto l’alternativa è il "salto nel buio" e il nostro futuro riconsegnato per molti lustri al centro-destra; se è questo che vuole deve almeno avere il coraggio politico di uscire dal Palazzo e di venirlo a raccontare e spiegare pubblicamente in mezzo alla gente, a quell’elettorato a cui ha chiesto e da cui ha avuto il voto; se la sua decisione è quella di far saltare questa maggioranza deve almeno avere nei confronti degli elettori l'onestà intellettuale di assumersene la responsabilità perché altrimenti scadrebbe nel ridicolo,grazie.

venerdì 21 dicembre 2007

ESCLUSIVA: clicca qui




L'audio dell'intercettazione Berlusconi-Saccà sulle raccomandazioni in RAI

mercoledì 19 dicembre 2007

LETTERA APERTA A ENRICO BOSELLI.



Caro Enrico,
da elettore e (con)cittadino ho sempre apprezzato sia i tuoi modi sobri e pacati, sia le tue idee in tanti settori della vita pubblica (scuola, politica estera, lavoro, diritti civili ecc), che penso di condividere quasi per la totalità.
C'e' però una scelta che non ho mai capito e condiviso, una scelta fondamentale: quella di non aderire al nuovo Partito. Un progetto che tra l'altro aveva visto gli stessi socialisti come soci fondatori di quel nucleo dal quale poi partì tutto il discorso unitario.
E faccio anche fatica a concepire le prospettive che si stanno delineando: ricostruire un Partito Socialista che avrà comunque percentuali elettorali irrisorie?, e per di più con personaggi, che con tutto il rispetto, risultavano un pò vecchi e "stagionati" già nella Prima Repubblica?.
Perchè, mi chiedo invece, non entrare in un Partito nuovo e cercare di condizionarlo il più possibile dal suo interno, o almeno provarci?.
Scrivo questo breve sfogo, perchè la situazione politica italiana mi sembra veramente assurda, e mi pare che l'evoluzione che hanno preso i Socialisti da un pò di tempo a questa parte, non faccia che accrescere questa assurdità.

Mirko Gamberini.

lunedì 10 dicembre 2007

QUARTO INCONTRO COMITATO SAVENA PER IL PD


mettiamo radici!

Quarto incontro del Partito Democratico

del Quartiere Savena

Venerdì 14 dicembre, ore 20,30

Sala Polivalente del Centro Civico di Savena

Via Faenza 4


… per organizzare l’insediamento e la crescita del Partito Democratico nel nostro territorio

… per fare nascere i Circoli Territoriali del Partito Democratico di Savena

… per fare il punto della situazione politica.


Partecipa anche tu e … passa parola!

domenica 9 dicembre 2007

PD E TEODEM



Era un nodo, ed è venuto presto al pettine. La posizione contraria assunta dalla senatrice Binetti in merito all'articolo che estendeva anche a tutela dell'omosessualità le disposizioni previste dal pacchetto sicurezza, rende secondo me non più prorogabile per il nuovo Partito, la necessità di affrontare il tema della laicità e chiarire come a questo si intende rapportare.
Personalmente mi ritengo assai lontano dalle idee e dalle concezioni in materia, di tutto il gruppo che fa riferimento ai cosiddetti Teodem; nonostante questo, continuo a pensare che il nuovo Partito debba essere la sede di un confronto e se possibile di una sintesi anche su tali argomenti, spesso complessi e controversi.
In questa circostanza però, come segnalava giustamente Eugenio Scalfari su "Repubblica" di oggi, l'articolo non votato dalla senatrice va ben oltre i discorsi sul governo e la maggioranza, ma riguarda direttamente l'articolo 3 della Costituzione, quello che mette al bando qualsiasi tipo di discriminazione. Stiamo veramente parlando di principi basilari della nostra Carta e fondanti della nostra stessa civiltà. Su queste basi faccio fatica a pensare a come si possa anche iniziare un dialogo e un confronto, e vorrei che finalmente emergesse una linea precisa in merito, in modo da porre fine a qualsiasi equivoco o fumosità. Non sono di quelli che pretendono dal nuovo Partito espulsioni, ci mancherebbe altro, e spero che il risultato di questo percorso in fatto di laicità, ci permetta a tutti di rimanere sotto la bandiera del Pd. Anche se di questo non ne sono molto convinto.

Mirko Gamberini.

mercoledì 5 dicembre 2007

BERTINOTTI CI RISIAMO.....



Purtroppo la storia si ripete e, come avvenne nel triste ottobre del 1998, il parolaio rosso (Pansa n.d.r.) costringerà tutti noi a sorbirci altri anni di berlusconismo condito di populismo di destra con venature forti di razzismo.

Mi chiedo quale forma di malattia porta questo signore ad una irresistibile voglia di far del male proprio a coloro che dice di difendere: i lavoratori e le classi meno abbienti.

Non voglio qui indicare le molte cose buone fatte dal governo Prodi per pensionati e pensionandi, famiglie meno abbienti, sanità ecc, oltre ad una forte inversione di tendenza nel disastroso bilancio dello stato ereditato dal governo delle destre, è superfluo ricordare che questo governo è stato continuamente accusato di essere schiavo della sinistra radicale; preferisco pensare alle ragioni per le quali il Bertinotti colpisce sempre al cuore i governi più progressisti e più vicini alle istanze dei più deboli.

Alcuni, forse malfidati, cominciano a pensare che il signore in rosso, ma vestito sempre all’inglese, sia la vera quinta colonna del cavalliere. Personalmente preferisco pensare ad una malattia che porta lo spirito di rivalsa, la voglia di protagonismo ad ogni costo, il terrore di perdere anche solo parte dell’attenzione dei madia (in particolare quelli berlusconiani che, come noto, non si risparmiano in lodi ed attenzioni nei suoi confronti cosa che avviene da anni, ed in particolare quando sono prossime scadenze elettorali o comunque momenti fondamentali della politica italiana), oltre ad una sempre modesta rendita di posizione politica, 4 o 5% di protestatari ad oltranza, tipici in tutte le democrazie occidentali, con tanti saluti alle istanze ed alle aspettative delle sempre sbandierate masse lavoratrici.

Purtroppo il destino delle sinistre italiane, che sembrava aver trovato modo di invertire l’ineluttabile voglia di divisione e di masochismo, non cambia ma, nel terzo millennio, un colpevole c’è e si chiama Bertinotti. Forse non serviva una replica per averne certezza, ma noi democratici di centro sinistra siamo stati stupidamente ingenui e così, dopo dieci anni, siamo riusciti a farci fregare di nuovo.

Non ricordo chi disse che il parolaio rosso era un sindacalista che non aveva mai portato a termine un contratto, tutti abbiamo pensato che fosse un difetto legato all’integralismo del soggetto, credo, invece, che sia stata sempre una tattica simile a quella che sta applicando ora e che ha applicato nel 1998; sfasciare tutto per essere sempre in mezzo, per sindrome da protagonismo acuto, fregandosene altamente degli interessi generali dei lavoratori o del paese.

Aveva veramente ragione Nanni Moretti quando, dal festival di Cannes del 2001, lo indicò come una delle tante disgrazie di questo nostro paese.

Domenico Gentili


sabato 1 dicembre 2007

QUELLO VELTRONI-BERLUSCONI E’ UN DIALOGO PER NOI A COSTO ZERO?



Le prime pagine di oggi si aprono con un giudizio ottimistico sull’incontro Veltroni-Berlusconi.

Alcuni titoli: “Veltroni-Berlusconi la riforma è possibile; Veltroni-Berlusconi: sì al dialogo; Walter e Silvio, il treno va”.

Allora da spettatore interessato mi chiedo: se la riforma è possibile a quale costo?Il sì al dialogo è dato in cambio di cosa? Se è vero che il treno va, vorrei sapere dove sperando che non sia l’ennesimo binario morto.

Condivido la diffidenza di Prodi e temo anch’io che la disponibilità di Berlusconi al dialogo non sia a “costo zero” per il centrosinistra, anzi temo fortemente che la sua intenzione sia appunto di “creare problemi alla maggioranza e tentare di scavare solchi tra il leader del Partito democratico e il premier”.

Messo all’angolo dai “suoi” che mal digeriscono l’ennesimo, nuovo partito persona, cerca di venirne fuori ribaltando su di noi il problema e mettendo “zizzagna” all’interno di una coalizione di centrosinistra che in questi mesi non ha certo brillato per unità di intenti e coerenza rispetto al programma da tutti sottoscritto.

A questo poi si aggiunge il fatto che Veltroni sta “trattando” a nome di tutti senza apparentemente dialogare con nessuno e questo mi da molto fastidio se penso che anch’io ho contribuito a portare al voto milioni di cittadini il 14 ottobre al grido della “partecipazione, condivisione e trasparenza”; vorrei quindi almeno la coerenza tra il “dire” e il “fare”, altrimenti diventano legittimi i sospetti di “inciuci”.

Chiedo a Veltroni come si possa parlare di dialogo costruttivo e di «convergenze rilevanti» quando il nostro interlocutore a fine incontro, davanti alle domande dei giornalisti, afferma che «L’urgenza è porre fine a questo governo che sta solo arrecando danni al Paese», come possiamo trattare con una controparte disposta a farlo nella sola ed esclusiva speranza di “farci fuori”?.

Per quello che vale il consiglio di un semplice militante invito Veltroni a lasciare perdere il dialogo con questa inaffidabile persona disposta a trattare solo alle sue condizioni e solo per il suo tornaconto politico e personale; la discussione deve essere chiara e trasparente alla luce del sole, aperta a tutti e dove nessuno deve dubitare o sospettare di possibili inciuci perché è in gioco il futuro democratico del nostro paese che è cosa più importante del futuro politico (ammesso che vi sia) di Berlusconi.

Claudio Gandolfi